New York, il mio viaggio e l’11 Settembre.

New York, il mio viaggio e l’11 Settembre.
12 Set 2018

Un ricordo indelebile. Una ragazzina di dodici anni sul divano a guardare la tv dopo pranzo. Rai Tre. Tonio Cartonio stava dando da mangiare una mela alla sua magica tv per chiederle di trasmettere un cartone animato. All’improvviso, invece della Melevisione, ho visto il TG. Edizione straordinaria. Non avevo mai visto niente di simile. Quasi disturbata da quell’indesiderata interruzione, ho preso il telecomando: cambio canale, mi sono detta. Troverò qualcos’altro di carino da vedere. Edizione straordinaria. Edizione straordinaria. Edizione straordinaria.

Diciassette anni dopo, ogni volta che penso a quell’11 settembre, l’immagine che mi viene in mente è questa. Dopo la prima superficiale ed infantile reazione iniziale, passai le ore con gli occhi sbarrati davanti alla tv. Immagini da togliere il fiato. Disorientamento. Il secondo aereo. Poi il terzo a Washington. Paura. Immagini, collegamenti, interviste. Lacrime.

Migliaia di persone hanno perso la vita quel giorno. Milioni di famiglie sono state sconvolte. Tutta la popolazione mondiale è stata raggiunta da quelle immagini strazianti. La vita di tutti, da quel giorno, è cambiata. Il terrorismo ha acquisito una dimensione decisamente più tangibile, per tutti.

Personalmente confesso di aver rivissuto quella morsa allo stomaco provata quel pomeriggio tutte le volte che ho pensato, organizzato e fatto un viaggio. Qualsiasi fosse la meta stabilita. E quando, quattro anni fa, con mio marito, subito dopo il matrimonio, mi sono imbarcata su quel volo American Airlines per New York, prima dell’entusiasmo, dell’impazienza, dell’adrenalina e della voglia di vedere, vivere e fotografare il sogno di una vita, è arrivata la paura. In un flashback di pochissimi secondi, anziché seduta su quel sedile, ero dinuovo lì, sul divano blu di casa mia. Quando dico che l’11 settembre 2001 ha cambiato un po’ la vita di tutti, mi riferisco a questo.

New York è strabiliante. Colori, suoni, profumi, movimento. Ovunque e a qualunque ora. Uno stimolo continuo. Una città in cui puoi camminare solo con il naso all’insù. Per un’appasionata di fotografia, poi, è uno scatto continuo. Ed ad ogni scatto, la consapevolezza che quella foto racchiuderà per sempre l’essenza di un’esperienza indimenticabile.

Tra le infinite cose da vedere, arrivammo al World Trade Center nel tardo pomeriggio di una bella giornata di inizi maggio. La città era nel pieno del suo instancabile lavoro. I rumori della metropolitana, i taxi gialli che sfrecciavano a ritmo della musica dei maxi schermi pubblicitari. Intorno a noi, dopo così tanti anni, ancora alcune macerie di case crollate per le forti vibrazioni del crollo delle Torri Gemelle. Ci mettiamo in fila per entrare a vedere il monumento memoriale. Insieme a noi, centinaia di persone. Un vociare che mixava ogni lingua esistente al mondo.

Finalmente è il nostro turno. Possiamo entrare. C’è un sole tiepido che fa brillare tutti i grattacieli appena ricostruiti. Tutta la velocità che abbiamo visto fino ad ora, è sparita. Il rumore dell’acqua delle enormi vasche costruite proprio dove sorgevano le Twin Towers invita i cuori lentamente ad aprirsi. Tutto intorno, un assordante silenzio.

Mi avvicino. Sui bordi delle fontane centinaia di nomi. La prima cosa che leggo è il nome di una donna. E accanto “…and her unborn child”. Tutte quelle persone hanno perso la vita esattamente in quel punto. E i loro cari portano loro un fiore, una pietra, un simbolo che parli di loro. Prima di riuscire a scattare una delle mie foto, devo asciugarmi le lacrime più volte.

Negli scatti fatti lì, quel pomeriggio, ho immortalato le mie emozioni. Fotografare col cuore i segni di quella ferita così profonda in quella città così incredibilmente viva è stato uno dei momenti più intensi vissuti in quei venti giorni in giro per l’America. Quello che sognavo, tra le altre cose, era un itinerario alternativo, un “viaggio fotografico”, che avviasse un’introspezione anche nella mia identità artistica.

Di tutti i viaggi che ho fatto, solo New York, la grande mela con quel grosso taglio al cuore, mi ha regalato tutto questo.

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Francesca Maci

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